Politica di inganno: il tradimento della Gran Bretagna sulla Palestina messo a nudo

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Jul 02, 2023

Politica di inganno: il tradimento della Gran Bretagna sulla Palestina messo a nudo

Ad aprile, le forze di sicurezza israeliane hanno brutalmente aggredito i fedeli palestinesi all’interno della moschea di Al-Aqsa, nella Gerusalemme est occupata. All'indomani dell'attacco, James Cleverly, straniero in Gran Bretagna

Ad aprile, le forze di sicurezza israeliane hanno brutalmente aggredito i fedeli palestinesi all’interno della moschea di Al-Aqsa, nella Gerusalemme est occupata.

All'indomani dell'attacco, James Cleverly, ministro degli Esteri britannico, ha invitato “tutte le parti a rispettare gli accordi storici sullo status quo nei luoghi santi di Gerusalemme e a cessare ogni azione provocatoria”.

Avrebbero saputo astutamente che c'era stato un solo aggressore ad Al-Aqsa: Israele. Avrebbe anche saputo che l'accordo sullo status quo attribuisce la responsabilità della sicurezza interna ad Al-Aqsa al re di Giordania Abdullah II.

E che l’accordo sullo status quo non attribuisce alcun ruolo alle forze israeliane all’interno del complesso di Al-Aqsa. Eppure Intelligentemente andò avanti e fece allegramente la sua falsa dichiarazione.

Un magnifico nuovo libro dello storico del Medio Oriente Peter Shambrook colloca l'inganno casuale di Cleverly nel suo tragico contesto storico.

In Policy of Deceit, Britain and Palestine, 1914-1939, Shambrook mostra che il resoconto cinicamente fuorviante di Cleverly sugli eventi interni ad Al-Aqsa – così come innumerevoli altre dichiarazioni false e sbilanciate da parte di funzionari britannici – fanno parte di un modello di disonestà britannica sulla Palestina. che risale a più di un secolo fa.

In un’ammirevole dimostrazione di lucidità di pensiero e di erudizione meticolosa, Shambrook dimostra che la Gran Bretagna ha mentito fin dall’inizio sulle sue intenzioni riguardo alla Palestina.

Al centro della sua indagine forense c'è l'accordo concluso tra l'impero britannico e lo sceriffo della Mecca dopo lo scoppio della prima guerra mondiale.

La Gran Bretagna era allora la più grande potenza del mondo, ma cominciò a temere di perdere i “possedimenti” all’estero dopo che gli Ottomani si sarebbero schierati con la Germania.

La situazione divenne disperata quando, contro la maggior parte delle aspettative, l’impero ottomano respinse l’invasione britannica della Turchia nel 1915.

Sulla scia di questo disastro, gli inglesi conclusero che non avevano altra scelta se non quella di stringere un accordo con Hussein Ibn Ali, sharif della Mecca, un membro della famiglia hashemita il cui lignaggio risale a 41 generazioni fino al profeta Maometto - ed era principale autorità religiosa per i santuari dell'Islam.

L'accordo era semplice: lo sharif avrebbe guidato una rivolta araba contro gli ottomani. In cambio, la Gran Bretagna promise di concedere un vasto stato arabo dopo la sconfitta degli ottomani.

Sir Henry McMahon, alto commissario in Egitto, fu incaricato di entrare in corrispondenza con lo sharif.

In questo libro illuminante, Shambrook racconta la storia della corrispondenza Sharif/McMahon. Ciò significa entrare in un campo minato, perché lo Stato britannico non ha mai accettato che la Palestina fosse inclusa nell'area promessa allo sharif.

La posizione britannica è stata sostenuta da studiosi seri. Professor Isaiah Friedman, in Palestina: una terra promessa due volte? (pubblicato 23 anni fa) rafforzò la posizione del governo britannico. Lo stesso vale per In the Anglo-Arab Labyrinth (1976) di Elie Kedourie.

Shambrook, attraverso la ricerca in documenti privati ​​e registri pubblici, confuta sia le scoperte di Kedourie che quelle di Friedman, smantellando il resoconto ufficiale degli eventi, concludendo che il governo britannico ha effettivamente promesso la Palestina allo sharif.

Inoltre dimostra che gli inglesi hanno mentito fin dall'inizio su questo argomento. Nella lunga lista di decisori britannici che hanno fatto commenti fuorvianti figurano David Lloyd George, Arthur Balfour, George Curzon, Winston Churchill e numerosi funzionari del Ministero degli Esteri.

Al centro dell'inganno britannico c'era un'ostinata interpretazione errata della parola "distretti", che era resa dalla parola araba wilayat nelle lettere inviate da McMahon allo sharif.

Una parola molto simile - vilayet - è stata usata dagli amministratori turchi. Aveva un significato leggermente diverso. Questa differenza venne cinicamente sfruttata dal Ministero degli Esteri per escludere tutta la Palestina dall’area assegnata allo sharif.

Come ciò sia accaduto è un caso di studio sulla perfidia britannica. Nel 1920 il Ministero degli Esteri inventò un "Vilayet di Damasco" ottomano, il cui confine si estendeva per 300 miglia a sud fino al Golfo di Aqaba. Nessuna provincia del genere era mai esistita.